Investitori e mercati temevano un errore della Fed, rischio che Powell ha sapientemente cancellato, in contrasto con il disastro combinato a Kabul. La crescita degli Emergenti e l’incognita dell’universo Islam
Anche agosto se ne va, con tutte le turbolenze che tradizionalmente si scatenano nel mese, soprattutto sul versante geopolitico, finite sullo sfondo nei radar di mercati e investitori, che sono rimasti tutto l’anno concentrati sul rischio più temuto, quello di un errore di politica monetaria da parte della Federal Reserve. Le pillole avvelenate certo non mancavano, dal risveglio violento e non del tutto previsto dell’inflazione, all’esuberanza della ripartenza economica cifrata dai dati ad alta frequenza, fino a un mercato del lavoro che potrebbe dare l’illusione di essere tornato alla piena normalità. Il tutto condito da uscite estemporanee di qualche governatore, come Robert Steven Kaplan, presidente della Fed di Dallas, che a inizio agosto ha gridato al lupo sull’inflazione per poi fare parzialmente marcia indietro. Nella sua apparizione alla Jackson Hole virtuale di venerdì 27 agosto il numero uno della banca centrale Jerome Powell non ha abboccato, ha preparato la strada all’avvio di un tapering morbido entro l’anno, tenendo ben fermo al primo posto della sua agenda il ritorno stabile e consolidato alla piena occupazione, lasciando invece sullo sfondo l’inflazione, infischiandosi altamente dell’aumento delle previsioni arrivate dalla Casa Bianca.
UNA DIFFERENZA SOPRATTUTTO DI ‘EXECUTION’
Gli investitori hanno apprezzato e spinto a nuovi massimi i principali indici di Wall Street, evitando sia di precipitarsi a comprare che scatenarsi a vendere i titoli del Tesoro, come era successo a più riprese in corso d’anno. A differenza dei tempi di Donald Trump, a quasi un anno dal cambio di guardia alla Casa Bianca non si registrano battibecchi tra il presidente degli Stati Uniti e quello della Fed, anche perché di questi tempi Joe Biden ha ben altri grattacapi, a cominciare dalla catastrofica uscita dall’Afghanistan, insanguinata dall’attentato dell’Isis (o come si chiama ora) andata all’attacco sia degli americani che dei talebani. Ma c’è anche il passaggio del pacchetto di investimenti da 3.500 miliardi di dollari, non ancora portato a casa, con divergenze notevoli anche in campo democratico. Gli errori di Biden a Kabul sono stati indubbiamente clamorosi in termini di ‘execution’. L’uscita dall’Afghanistan era pianificata dai tempi di Trump ed era stata negoziata con i talebani perché avvenisse in modo ordinato e controllato. Invece è stata prima una figuraccia globale e poi un letterale bagno di sangue, condito da lacrime in diretta tv mai viste prima da parte di un presidente americano…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.