Secondo Amundi il Pil, che comunque Pechino vuol raddoppiare entro il 2035, non è più l’unico pilastro della politica cinese, che punta a un benessere diffuso e a un sistema finanziario e creditizio più aperto e efficiente
Per costruire un grande Paese socialista moderno entro il 2049, la Cina continua a puntare sulla crescita del PIL, che intende raddoppiare entro il 2035, ma nel quadro di una politica che poggia su altri due pilastri, ricchezza diffusa e modernizzazione del sistema finanziario nel segno dell’apertura e dell’efficienza. Lo sottolinea un commento firmato da Monica Defend, Global Head of Research, e Alessia Berardi, Head of Emerging Macro and Strategy Research, entrambe di Amundi, dal titolo “Cina: i tre pilastri per conseguire una prosperità comune”.
CRESCITA DESTINATA A RALLENTARE
Secondo le due esperte di Amundi, l’obiettivo di raddoppiare il PIL implica che il tasso di crescita diventerà progressivamente più basso nei prossimi vent’anni, passando dal 5,5% al 4% annuo, ma con una crescita di maggiore qualità, che significa investire nel capitale umano, con una popolazione che, secondo le stime della stessa Amundi, raggiungerà il picco nel 2026. Il secondo pilastro è la diffusione della ricchezza, con un aumento del reddito medio attraverso la redistribuzione del gettito fiscale, una riduzione degli squilibri urbani-rurali e regionali e un rafforzamento delle normative, come antimonopolio e anticorruzione…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.