L’indice S&P500 rimbalzato con forza sopra quota 3.900 prende in contropiede tutti quelli che in modo avventato erano corsi a scommettere al ribasso convinti che Silicon Valley Bank fosse l’inizio di una crisi tipo mutui subprime
No, il caso Silicon Valley Bank non è assolutamente l’inizio di una nuova grande crisi tipo quella dei mutui subprime e di Lehman Brothers. Allora c’era una montagna di prodotti finanziari tossici dentro il sistema bancario e la crisi era sistemica. Ora Silicon Valley Bank è più la storia di una banca mal gestita in epoca di tassi al rialzo e, anche allargando l’orizzonte ad altri possibili rischi, è “solo” l’effetto sulle mid banks americane di una politica monetaria restrittiva messa in campo dalle banche centrali per combattere l’inflazione. Dunque, niente crisi epocale, niente spazio per un altro “big short”. Peccato solo che proprio tanti shortisti fai-da-te non lo abbiano capito. Nemmeno questa volta
LA RESILIENZA DI WALL STREET
L’indice S&P500 già un giorno dopo il micidiale lunedì nero che ha affossato i listini in tutto il mondo, colpendo comprensibilmente soprattutto i titoli bancari, è rimbalzato sopra quota 3.900. Smentendo subito tanti che erano corsi a dare target “catastrofisti” a 3.600, 3.500 o oltre. Numeri un po’ a vanvera, come spesso si vede in casi simili. Con un uso diciamo dilettantistico, casereccio, dell’analisi tecnica di Borsa, di cui tanti parlano senza averla veramente studiata e veramente capita. Wall Street ha dato l’ennesima prova di resilienza. A 3.900 punti siamo 500 punti ancora sopra i livelli pre-Covid. Insomma, il mercato ha affrontato in soli tre anni pandemia, guerra, caro-energia, inflazione, curva di rialzo tassi veloce e ora pure qualche banca che chiude, riuscendo comunque a non perdere, a guadagnare 500 punti. Grande prova di resilienza appunto…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.