Le Borse asiatiche chiudono in rosso in una giornata segnata da nuove pressioni sul settore tecnologico e dal clima di cautela in vista del simposio della Federal Reserve a Jackson Hole, evento che potrebbe dettare la direzione dei mercati globali nelle prossime settimane.
Cosa è successo
L’indice MSCI Asia-Pacific (escluso il Giappone) ha perso lo 0,47%, mentre il Nikkei ha ceduto l’1,2%. In forte calo anche Hong Kong, Shanghai e il CSI300, penalizzate dai timori legati a possibili misure restrittive sul comparto semiconduttori: si parla della possibilità di un taglio del 15% dei ricavi in Cina per Nvidia (NASDAQ:NVDA) e AMD (NASDAQ:AMD) e dell’ingresso governativo fino al 10% in Intel.
Il comparto tech ha zavorrato anche Taiwan, con il Taiex -2,4% appesantito dal -3,8% di TSMC (NYSE:TSM), mentre il Kospi coreano ha sofferto le tensioni geopolitiche legate alle esercitazioni militari USA–Corea del Sud. Controtendenza l’Australia, con un lieve rialzo dell’ASX 200 (+0,2%), e l’India, dove il Sensex ha recuperato oltre 100 punti e il Nifty ha superato quota 25.000.
Sul fronte materie prime, il petrolio ha registrato un rimbalzo (Brent +0,46% a 66,09 $/barile e WTI +0,6% a 62,72 $), favorito dalle speranze di de-escalation Russia-Ucraina. Al contrario, l’oro ha ceduto terreno, scendendo fino a 3.312,89 $/oz (-0,07%), penalizzato da un dollaro più forte e dall’attesa per le linee guida della Fed.
Sul fronte valutario, l’euro è sceso dello 0,13% a 1,1633 USD, la sterlina dello 0,16% a 1,3470 USD, mentre la rupia indiana ha toccato un massimo trisetttimanale a 86,92/USD prima di indebolirsi verso 87,10.
I futures europei e statunitensi preannunciano prudenza: EUROSTOXX 50 -0,55%, DAX -0,5%, FTSE -0,14%, mentre a Wall Street il Nasdaq e l’S&P 500 rallentano per prese di profitto sui titoli tech.
Perché è importante
Il quadro riflette un sentiment globale incerto e condizionato dalle attese su Jackson Hole (21–23 agosto). Gli investitori cercano segnali chiari dal presidente Fed Jerome Powell: il mercato sconta un possibile taglio dei tassi già a settembre, ma le recenti letture macro contrastanti (CPI e PPI in disallineamento) aumentano la complessità del quadro.
Un intervento più duro della Fed potrebbe pesare ulteriormente sui settori più sensibili ai tassi, in primis il tech, già sotto pressione per i rischi regolatori. Al contrario, un atteggiamento più accomodante potrebbe rafforzare l’ottimismo su equity e materie prime, pur consolidando la forza del dollaro.
La prossima mossa di Powell sarà dunque il driver decisivo dei mercati globali: da essa dipenderanno non solo le sorti dell’azionario tech, ma anche gli equilibri valutari e le prospettive di crescita di fine 2025.
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Foto: Zakharchuk / Shutterstock