Secondo la società francese, finché il conflitto con Hamas resta localizzato l’economia mondiale non ne risentirà molto. Più incerto il percorso dell’inflazione a causa dell’aumento del petrolio, ma per ora non vengono riviste le previsioni al ribasso
Impatto sui mercati limitato finché il conflitto rimane locale e non si diffonde, con ricadute marginalmente positive per i settori della difesa e del petrolio, ma leggermente negative per aviazione e viaggi a lungo raggio. E l’aumento dei prezzi del petrolio potrebbe avere un impatto sulla traiettoria dell’inflazione. Inoltre, cambieranno i rapporti tra i Paesi coinvolti: non solo Israele e Gaza, ma anche Stati Uniti, Arabia Saudita e Iran. È quanto prevedono Vincent Mortier, Group Chief Investment Officer, e Anna Rosenberg, Head of Geopolitics Amundi, analizzando gli effetti sui mercati e le ricadute geopolitiche della guerra tra Hamas e Israele.
RISCHIO PER IL PREZZO DEL PETROLIO
Secondo l’analisi, il rischio maggiore riguarda il prezzo del petrolio, “poiché riteniamo che l’allentamento delle sanzioni statunitensi sulle vendite di petrolio iraniano diventerà più difficile – spiega Vincent Mortier – Allo stesso tempo, una volta che il conflitto immediato sarà sotto controllo, Israele potrebbe decidere che è il momento di attaccare le capacità nucleari dell’Iran, con la possibilità che scoppi un conflitto regionale più ampio, e questo potrebbe portare a un aumento dei prezzi del petrolio”. Appena è scoppiato il conflitto, sono cresciute sia le quotazioni del Wti che del Brent, per poi riassestarsi, come si vede dal grafico:..
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.