Credit Suisse, in un’analisi di Zoltan Pozsar, Global Head of Short-Term Interest Rate Strategy, spiega le implicazioni delle crescenti tensioni alimentate dall’aggressione russa all’Ucraina e dalle ambizioni cinesi su cash, azioni e bond
Venti di guerra, che da fredda potrebbe anche diventare ‘calda’, sono l’eredità che il 2022 lascia all’anno appena iniziato, con sei fronti globali da tenere sotto stretta osservazione da parte degli investitori. Si tratta in primo luogo della guerra in Ucraina, che ha aperto il doppio fronte della crisi energetica in Europa e del blocco finanziario imposto alla Russia, a cui si aggiungono le tensioni alimentate dalle ambizioni della Cina, con le mire su Taiwan, quelle tra USA e UE in materia di veicoli elettrici, e infine quelle che agitano il mercato delle fonti tradizionali di energia, dal petrolio al gas.
BRICS IN ESPANSIONE
Credit Suisse propone un’analisi dello strategist Zoltan Pozsar secondo cui, in diverse aree del globo, il rischio che queste tensioni producano una ‘guerra calda’ è reale. I BRIC, quartetto che comprende Brasile, Russia, India, Cina a cui si è aggiunto il Sudafrica, sono destinati ad allargarsi ad altri paesi, il che vuol dire de-dollarizzazione dei flussi commerciali con i Paesi Emergenti, mentre anche le valute digitali delle banche centrali crescono, come in Turchia. La guerra ‘commerciale’ è un tema all’ordine del giorno dal 2019, dal confronto USA-Cina al Covid-19 con i suoi lockdown, la guerra all’inflazione dichiarata dalle banche centrali e quella contro il caro energia. E guardando al 2013 gli investitori devono tener conto della minaccia di rischi non-lineari…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.