La giustizia climatica significa garantire che costi e benefici della transizione siano distribuiti equamente tra Stati, territori e gruppi sociali. Significa mettere al centro lavoro dignitoso, diritti, coesione sociale
Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato. I danni economici globali stimati legati all’intensificarsi di alluvioni, incendi e ondate di calore nel 2024 sono aumentati del 20%, raggiungendo i 320 miliardi di dollari (31 miliardi dei quali in Europa). Se il riscaldamento globale si mantenesse entro i +2°C, si prevede una perdita del 16% del PIL mondiale. Oltre i +4°C, il danno salirebbe al 40%. Per contrastare questa deriva, gli investimenti in mitigazione da parte dei Paesi firmatari dovrebbero aumentare di nove volte entro il 2050, e di tredici volte quelli in adattamento. Ma c’è di più, circa il 60% di questi investimenti va effettuato entro il 2050, mentre il 95% dei benefici economici si manifesterà soltanto successivamente.
ASIMMETRIA TEMPORALE TRA COSTI E BENEFICI
Questa “asimmetria temporale tra costi e benefici” evidenzia il bisogno di una visione di lungo periodo. Le tecnologie per la decarbonizzazione esistono già: elettrificazione, energie rinnovabili, idrogeno verde, efficienza energetica. Il vero ostacolo è di natura culturale e sociale. La giustizia climatica (just transition) significa garantire che costi e benefici della transizione siano distribuiti equamente tra Stati, territori e gruppi sociali. Significa mettere al centro lavoro dignitoso, diritti, coesione sociale. Una transizione giusta rafforza le comunità più esposte, riducendo fragilità e disuguaglianze…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.