Venture Capital e Private Equity, nel primo semestre dell’anno in Italia soffre la raccolta, tengono gli investimenti e si guarda con attenzione alla transizione green
Il clima di incertezza internazionale induce alla prudenza anche sul segmento del capitale di rischio dedicato allo sviluppo delle attività di imprese piccole e medie. Secondo i dati congiunti Aifi-Pwc pubblicati durante una conferenza stampa dedicata, nel primo semestre del 2025 la raccolta di risorse in Italia per il Private Equity e il Venture Capital si è attestata a 1,7 miliardi di euro, in calo del 40% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, mentre gli investimenti sono ammontati a 5,2 miliardi, in aumento del 17%. In salita anche i disinvestimenti, che hanno fatto segnare un +15% a 2,7 miliardi di euro complessivi.
LA CRESCITA DEGLI INVESTITORI PRIVATI
La ricerca statistica elaborata da Aifi-Pwc mostra che le fonti principali della raccolta nel nostro Paese sono state il settore pubblico e i fondi di fondi istituzionali (per il 26%) seguito da investitori individuali e family office (con il 20%), e poi dai fondi privati (13%). Per Anna Gervasoni, direttore Aifi, “viene confermata la tendenza di un maggiore coinvolgimento dei segmenti del Private Banking nel comparto della finanza per lo sviluppo di impresa”. Il mondo in fiamme non aiuta certo a rasserenare gli animi e l’economia segue il contesto internazionale. Tuttavia, per Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi, “occorre che il governo faccia la sua parte per allargare con interventi legislativi il campo d’azione dei fondi di Venture Capital e di Private Equity, soprattutto in considerazione del fatto che l’Italia è contrassegnata da un tessuto produttivo di PMI, per le quali il percorso di Borsa risulta difficile”. Serve un’azione forte e immediata per invertire la rotta, perché senza raccolta non ci può essere supporto all’economia reale…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.