UBS WM, in un commento di Matteo Ramenghi, valuta le prospettive sulle due sponde dell’Atlantico: possibile ritorno di interesse sui mega trend, opportunità nelle obbligazioni
L’annuncio dei dazi di Trump al “Liberation Day” del 2 aprile è stato un terremoto per i mercati, poi seguito dall’escalation con la Cina e dalla sospensione per UE e gli altri Paesi con l’invito a negoziare. In base al livello a cui verranno fissati, i dazi avranno comunque un impatto negativo sulla crescita e alimenteranno l’inflazione, il rinvio è da leggere positivamente, ma l’economia pagherà comunque la fortissima incertezza e con gli USA che risentono dell’andamento della borsa sui consumi delle famiglie, molto esposte all’ azionario. Non è inverosimile che l’economia americana attraversi una breve recessione tecnica in estate che potrebbe far scendere la crescita per l’intero anno sotto l’1% mentre l’inflazione potrebbe risalire.
IMPATTI GESTIBILI MA POSSIBILE RECESSIONE USA
UBS, nella Regional View a cura di Matteo Ramenghi, Chief Investment Officer UBS WM Italy, UBS Europe SE, definisce la situazione con l’espressione “giravolte salate”, sottolineando l’impatto sulla Cina, particolarmente colpita, mentre per l’Eurozona, le cui esportazioni verso gli USA rappresentano solo il 3% del PIL, dazi al 25% costerebbero lo 0,3%-0,5% del PIL, e per l’economia italiana l’impatto sarebbe di oltre mezzo punto percentuale in un triennio. Sulla carta, secondo Ramenghi, sono impatti gestibili, ma bisogna considerare una possibile recessione USA e un aumento delle merci cinesi dirette in Europa, che potrebbe rivelarsi deflattivo, soprattutto per la forza dell’euro…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.