In autunno si misurerà la distanza tra Biden e gli americani e la solidità di Xi Jinping. Ci vorranno un paio d’anni per consolidare un nuovo ordine globale, non è il momento di rincorrere i top e i bottom di mercato
Rapido flashback. Gennaio 2017, Trump ha appena vinto e Xi Jinping è accolto a Davos come il garante del libero scambio e del mercato contro il protezionismo del nuovo Presidente USA. Dopo quattro anni di guerra dei dazi, il nuovo inquilino della Casa Bianca Biden non cambia registro, anzi salgono le tensioni tra le due superpotenze sul terreno del primato tecnologico e delle pretese di Pechino su Taiwan. Xi si concentra sulla politica interna, si mette di traverso ai colossi cinesi di Internet ma intanto gli esplodono le bolle immobiliari. Poi arriva il Covid, la Cina torna un esempio globale per come riesce a contrastarlo e a ripartire prima e meglio di tutti. Inizio febbraio 2022, Xi accoglie Putin a Pechino come il partner di un’alleanza ‘senza limiti’, lo zar russo si sente le spalle coperte e qualche settimana dopo invade l’Ucraina, intanto il virus rispunta in Cina costringendo a nuovi lockdown costosissimi per l’economia. A Putin la guerra lampo non riesce e anzi ricompatta l’Occidente che sanziona i russi e rifornisce senza limiti di armi e dollari l’Ucraina, mentre da Pechino arriva solo un debole supporto vocale a Mosca.
UN DOPPIO APPUNTAMENTO
La costruzione del nuovo ordine mondiale procede per assestamenti tettonici e si avvicina a un doppio appuntamento quasi in contemporanea: le elezioni di midterm a inizio novembre in USA e il Congresso di partito in Cina che dovrebbe tenersi per ottobre. Il gradimento degli americani per Biden è ai minimi, il 20 maggio le rilevazioni Rasmussen lo davano 10 punti sotto Trump 4 anni prima, con il tasso di approvazione al record negativo di -30. A novembre si vota per il Congresso e non per la presidenza, che probabilmente nel 2024 non sarà un match Biden-Trump. I Repubblicani potrebbero riprendersi la Camera e potrebbero emergere nuove leadership in entrambi i partiti. Elon Musk annusa il vento e da quasi padrone di Twitter cambia campo e passa dai Dem ai Rep mentre anche il patron di Amazon Bezos si occupa sempre più di politica. Biden continua a essere la faccia dei Dem ma è un’identificazione che non fa bene al partito, mentre anche su Trump, oltre all’età, pesa l’onta indelebile dell’assalto a Capitol Hill…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.