È la terza perdita della tripla A dopo S&P e Fitch, gli investitori chiedono un premio molto alto per detenere Treasury. The Donald cerca una soluzione dagli investimenti di Sauditi e Emirati
La parabola trentennale della politica estera americana continua a passare per il Medio Oriente e il Golfo in particolare. Il filo conduttore non è più l’esportazione forzata della democrazia, culminata nella “fuga” di Biden dall’Afghanistan, ma l’importazione di investimenti per migliaia di miliardi di dollari. Proprio da chi ne ha pieni i forzieri, come Sauditi e Emirati, senza andare troppo per il sottile sulle credenziali democratiche di quanti sono disposti a metterli al servizio del rilancio economico e industriale degli USA. La svolta è impressa da Donald Trump. Proprio mentre anche Moody’s, dopo S&P nel 2011 in piena era Obama, e Fitch un paio d’anni fa ai tempi di Biden, ha tolto la terza “A” al rating di Washington, coerentemente con il peggioramento dell’outloook deciso un anno fa, quando la presidenza era ancora in mani Dem e Kamala Harris sembrava destinata a confermarla.
LA CORSA DEL DEBITO USA CON TUTTE LE AMMINISTRAZIONI
Molti leggono il downgrade di Moody’s, che però è passata a un outlook stabile da negativo, come una “punizione” per la politica “dissennata” di Trump su dazi e spesa federale, destinata a far salire inflazione e deficit, per finanziare i tagli alle tasse promessi. Ma l’impennata del debito USA ha una lunga storia. Attraversa sia le presidenze Dem che Rep, come mostra il grafico qui sotto ripreso da BBC, con una serie di impennate dalla fine del primo decennio del secolo, dovute agli stimoli fiscali decisi per contrastare la crisi finanziaria prima e l’effetto Covid poi, costringendo a continui aggiustamenti del tetto all’indebitamento, sospeso nel 2023 e reintrodotto a gennaio di quest’anno al livello record di 36.100 miliardi di dollari…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.