Il prezzo della benzina in Italia ha superato la soglia dei 2 euro al litro, un aumento dovuto all’aumento dei prezzi del petrolio Brent e alle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime.
Cosa è successo
Il prezzo medio della benzina in Italia è attualmente di 2,048 euro al litro, con picchi di 2,131 euro nei distributori tradizionali e 1,911 euro nelle pompe self-service low cost. Per il diesel, i prezzi variano da un massimo di 2,030 euro a un minimo di 1,852 euro.
Le associazioni dei consumatori come Assoutenti segnalano che in alcune aree autostradali i prezzi superano già i 2,5 euro al litro. Alla base di questi aumenti ci sono le fluttuazioni dei prezzi delle materie prime e il fattore geopolitico, con particolare riferimento alle tensioni in Ucraina e Medio Oriente.
Il mercato internazionale è stato colto di sorpresa dall’aumento della domanda di carburanti nei mercati occidentali, dovuto a motivi stagionali. A incidere sul prezzo anche il carico fiscale, che per l’Italia resta uno dei più alti.
Il Codacons segnala che i rincari dei carburanti portano oggi un pieno di benzina a costare oltre 7 euro in più da inizio anno. Per fronteggiare gli effetti dell’aumento dei prezzi dei carburanti sul sistema economico, Giuseppe Sperduto, Presidente di Faib, propone il ritorno dell’accisa mobile.
Perché è importante
L’aumento del prezzo della benzina ha un impatto significativo sull’economia italiana. Il carico fiscale elevato, combinato con l’aumento dei prezzi delle materie prime e le tensioni geopolitiche, sta mettendo a dura prova i consumatori italiani.
L’aumento dei prezzi potrebbe avere un impatto negativo sul potere d’acquisto dei consumatori e sulla crescita economica del paese. Il ritorno dell’accisa mobile potrebbe essere una soluzione per mitigare gli effetti dell’aumento dei prezzi dei carburanti.
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