Gli investitori in azioni e obbligazioni dei mercati emergenti guardano ora agli impatti del rincaro delle materie prime: Sabrina Khanniche (Pictet Asset Management) segnala i paesi in via di sviluppo meno vulnerabili
Nonostante rappresenti soltanto il 2,5% del PIL globale, la Russia produce il 13% del petrolio, il 17% del gas e il 46% del palladio. L’invasione dell’Ucraina e le sanzioni senza precedenti imposte dall’occidente a Mosca creano forti timori su una riduzione dell’offerta di materie prime sul mercato. “Stimiamo che il PIL globale possa contrarsi dello 0,4% nel 2022 se i prezzi del petrolio resteranno superiori del 50% ai livelli pre-invasione, con conseguenze sia dirette che indirette” fa sapere nell’ultimo ‘Monitor dei Mercati Emergenti’ Sabrina Khanniche, Senior Economist di Pictet Asset Management.
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LA STRETTA RELAZIONE TRA RUSSIA E MERCATI EMERGENTI
Per la Russia, Pictet AM prevede che la guerra e le sanzioni possano far calare la produzione interna del 6% e spingere l’inflazione al 12%. Mosca deve inoltre fronteggiare un’insolvenza verso l’estero e una crisi della bilancia dei pagamenti. Resta il fatto che la Russia svolge un ruolo primario come esportatore di materie prime, in particolare per i paesi emergenti. “Mosca infatti, è una fonte primaria di materie prime non energetiche, tra cui metalli industriali e legname. La Russia, inoltre, con l’Ucraina è anche un importante produttore di beni agricoli come frumento, mais e olio di girasole: l’Eurasia e parti del Nord Africa dipendono in misura significativa dalle esportazioni di grano da questi due Paesi”, riferisce Khanniche…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.