La gestione del canone Rai in caso di successione continua a generare dubbi tra gli eredi, specialmente quando arrivano bollette intestate a persone decedute. Si tratta infatti di un’imposta obbligatoria legata al possesso di un apparecchio televisivo. Tuttavia, la legge prevede specifiche situazioni di esonero per evitare che gli eredi debbano sostenere oneri non dovuti. Conoscere le regole consente di agire per tempo e semplificare la burocrazia successoria.
Cosa è successo
Secondo la normativa, il canone Rai è dovuto da chiunque abbia una TV o un dispositivo con sintonizzatore, e si presume il possesso se si ha un’utenza elettrica residenziale. Chi usa solo tablet, smartphone o computer per lo streaming non è tenuto al pagamento.
Nel caso di successione, gli eredi possono ottenere l’esonero se non risiedono nell’abitazione del defunto e sono già intestatari di una propria utenza elettrica con canone pagato. In questi casi, occorre compilare e inviare il Quadro B della dichiarazione sostitutiva all’Agenzia delle Entrate, indicando il codice fiscale del defunto e la data di decesso o, se anteriore, il 1° gennaio dell’anno in corso.
Oltre agli eredi, altre categorie esenti includono chi non possiede apparecchi televisivi, gli over 75 con reddito annuo sotto gli 8.000 euro, i proprietari di seconde case e quelli di immobili affittati, poiché in questi casi il canone grava sull’inquilino.
Perché è importante
L’esenzione consente agli eredi di evitare addebiti impropri, garantendo una corretta gestione fiscale durante la successione. Questo aiuta a ridurre lo stress amministrativo in un momento delicato.
Le modalità di invio della dichiarazione, sia online con SPID che tramite raccomandata, rendono il processo accessibile e veloce per tutti i contribuenti.
Rispettare le scadenze — 31 gennaio per l’esenzione annuale e 30 giugno per il secondo semestre — è fondamentale per non perdere il diritto all’esonero.
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