Negli ultimi anni l’andamento del settore energetico è stato tra i peggiori; in particolare, negli ultimi 5 anni è sceso del 45% mentre nello stesso periodo l’indice S&P 500 è aumentato del 59%. Se guardiamo specificamente al petrolio, bisogna considerare domanda e offerta. Le previsioni dicono che probabilmente ci sarà abbastanza petrolio per i prossimi 100 anni, considerando le attuali tendenze di consumo. Ma la domanda è molto meno certa.
Domanda e offerta
Il petrolio cosiddetto “facile” è in esaurimento, ma le previsioni su quanto ne rimarrà variano notevolmente. Il problema più grande è che la stragrande maggioranza della spesa in ricerca e sviluppo è concentrata sul petrolio non convenzionale, e non sulla sua sostituzione. Da quasi un decennio gli sforzi del settore sono incentrati sul rendere lo scisto più economico; inoltre l’amministrazione Trump ha chiarito che non permetterà al settore di svanire. L’equazione economica alla base è piuttosto semplice: meno petrolio rimane, maggiori entrate si otterranno da ogni goccia. La scarsità è un grande stimolo al profitto; maggiori profitti incoraggiano le aziende ad espandersi, non a contrarsi. Pertanto, il concetto fondamentale di economia “consiglia” di continuare a utilizzare queste fonti esauribili fino a quando non saranno esaurite.
Anche i colossi petroliferi stanno faticando
Sarebbe difficile trovare una compagnia integrata di petrolio e gas con uno stato patrimoniale migliore di Chevron (NYSE:
). Ma anche con una forte posizione finanziaria, Chevron dipende ancora dal prezzo del petrolio. Insieme al suo rivale statunitense ExxonMobil (NYSE: ), la compagnia è una delle uniche due società del settore energetico a detenere il titolo di Dividend Aristocrats; questo status viene assegnato a qualsiasi società dell’S&P 500 che abbia aumentato il proprio dividendo per almeno un quarto di secolo in modo ininterrotto. Per quanto riguarda Chevron, ha un record impressionante di 32 anni consecutivi, e soltanto nell’ultimo decennio ha aumentato il suo dividendo del 79%. Ma la pandemia ha devastato i suoi profitti.Anche Royal Dutch Shell plc (NYSE:RDS-B) nell’ultimo trimestre ha registrato una perdita storica piuttosto pesante. Il titano petrolifero anglo-olandese ha avvertito che una prospettiva incerta sulla domanda potrebbe ridurre la sua produzione nel terzo trimestre; ma la cosa ancora più importante è che i giganti del petrolio sono consapevoli che il loro business potrebbe non tornare più ai livelli normali.
La prospettiva green
I prezzi elevati stanno distruggendo la domanda di petrolio mentre il mondo si sta rivolgendo alle fonti rinnovabili e ad altri mezzi di accumulo dell’energia. Inoltre le preoccupazioni relative al cambiamento climatico stanno creando una significativa pressione dal punto di vista normativo. Anche i Paesi sviluppati si stanno attivando per promuovere l’elettrificazione: il Regno Unito e la Francia prevedono di vietare la vendita di nuovi veicoli a benzina e diesel in alcune regioni entro il 2040. Oltretutto i veicoli elettrici sono al centro del piano di ripresa post-pandemia dell’Europa.
Le stazioni di ricarica elettrica
I veicoli elettrici potrebbero davvero eliminare la maggior parte del consumo di petrolio, ma dovranno essere accompagnati da un significativo miglioramento della tecnologia delle batterie e da un’espansione delle infrastrutture di ricarica; inoltre, dovranno diventare più accessibili in termini di prezzo. Aziende come Tesla Inc (NASDAQ:
), pioniere dei veicoli elettrici, e la startup Nikola Corporation (NASDAQ: ), che si occupa di auto elettriche e alimentate a idrogeno, hanno sconvolto il mondo intero poiché sono le aziende che hanno reso possibile questa realtà.Aziende petrolifere: come continuare a esistere nella nuova era
Mentre i veicoli elettrici a batteria diventano mainstream, non è difficile immaginare che le compagnie petrolifere utilizzeranno le loro imponenti infrastrutture per entrare nel business della ricarica delle batterie; molte aziende stanno già infatti considerando questa alternativa. La scorsa settimana il colosso britannico del petrolio e del gas BP (NYSE:
) si è impegnato a ridurre la sua produzione di petrolio nel prossimo decennio, fissando obiettivi energetici molto ambiziosi: il gruppo prevede infatti di investire decine di miliardi di dollari nel prossimo decennio per diventare uno dei più grandi generatori di energia rinnovabile al mondo. Per raggiungere tale obiettivo BP potrebbe persino accontentarsi di profitti inferiori a quelli ottenuti dal petrolio. Ma non è che smetteremo di aver bisogno di petrolio dall’oggi al domani. Se non altro i viaggi aerei rappresentano un settore ancora completamente dipendente dai combustibili fossili.Niente accade da un giorno all’altro
La conclusione è che alcune compagnie petrolifere, anche le più grandi, potrebbero non sopravvivere alla transizione, ma nessuno tra coloro i quali lavorano nel settore oggi saranno in grado di vedere un futuro completamente senza petrolio. È come la storia dell’industria telefonica: un telefono ha lo stesso scopo che aveva cento anni fa, ma gli smartphone ci stanno dando un sacco di cose che allora nessuno avrebbe potuto prevedere.
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L’articolo I colossi del petrolio sapranno sopravvivere sul lungo termine? è apparso per la prima volta su IAM Newswire.
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