Nel 1980 Lee Iacocca di Chrysler fece pressioni sul governo statunitense per ottenere una sovvenzione da 1,2 miliardi di dollari al fine di salvare la casa automobilistica; poco dopo, per mostrare la sua volontà di salvare l’azienda, si decurtò lo stipendio portandolo a 1 dollaro.
Le principali qualità di un leader come Lee Iacocca includono una visione forte, ricettività al cambiamento, capacità di auto-motivarsi, adattabilità a mercati nuovi e in evoluzione e, soprattutto, capacità di infondere fiducia.
Alcune aziende sull’orlo del fallimento hanno trovato sulla loro strada degli straordinari amministratori delegati. Questi hanno preso decisioni impopolari che hanno fatto aumentare il prezzo delle azioni ed eliminato il debito dai bilanci delle società in cui hanno operato.
Ecco dunque uno sguardo a cinque CEO che hanno cambiato la cultura della loro azienda e che sono diventati dei pilastri del settore.
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Peter Cuneo — Marvel Entertainment
Prima di entrare a far parte della Marvel, in precedenza Cuneo aveva salvato sei aziende dalla bancarotta.
Nel corso di un’intervista rilasciata a Forbes del 2010, a Cuneo fu chiesto quale fosse la decisione strategica più importante che ha contribuito alla svolta della Marvel. La sua risposta fu che la Marvel si appoggiò alla biblioteca esistente; riuscì così a rivitalizzare la proprietà intellettuale con poco capitale, evitando al contempo il maggior rischio associato alla creazione di nuovi contenuti. Nel 2009 Disney (NYSE:DIS) acquisì la Marvel al prezzo di 54 dollari per azione.
Howard Schultz — Starbucks (NASDAQ:SBUX)
Schultz è stato l’amministratore delegato di Starbucks due volte. Si è prima dimesso nel 2000 per assumere il ruolo di presidente e concentrarsi sulla strategia globale dell’azienda, per poi tornare al ruolo di CEO nel 2008 dopo che il titolo della società aveva perso il 42%.
Dopo aver reinserito il suo gruppo dirigente, ha chiuso i negozi con scarse performance e rimosso i panini della prima colazione per far profumare i negozi di caffè; nel giro di un anno il titolo si è ripreso, guadagnando il 143% dai suoi minimi.
Mary Barra — General Motors (NYSE:GM)
Barra ha preso il timone della General Motors solo cinque anni dopo che la società aveva presentato istanza di bancarotta in base al Capitolo 11 della legge fallimentare statunitense. La ripresa è iniziata esternamente quando Barra ha investito 500 milioni di dollari in Lyft, la nota startup di ride-sharing; due anni dopo l’investimento, il valore della partecipazione è raddoppiato, ponendo le basi per la transizione a lungo termine di GM.
Steve Jobs — Apple (NASDAQ:AAPL)
Jobs originariamente lasciò Apple nel 1985 per fondare l’azienda rivale NeXT Inc. Gilbert Amelio, che all’epoca era l’amministratore delegato di Apple, finì sotto esame del board aziendale poiché le sue promesse non portavano risultati.
Nel 1997 Jobs tornò alla Apple come amministratore delegato, dove formò un’alleanza con Microsoft e si assicurò un investimento di 150 milioni di dollari dalla società rivale. Nel 2001 Apple introdusse iTunes, servizio che portò alla nascita dell’iPod, prodotto di punta del colosso di Cupertino.
Doug Conat — Campbell Soup (NYSE:CPB)
La missione di Conat di cambiare la cultura aziendale iniziò internamente nel 2001, quando definì “tossica” la cultura di Campbell’s; il basso coinvolgimento dei dipendenti, unito al calo di prezzo del titolo, portò Conat a indossare un contapassi e a percorrere 10.000 passi al giorno fino alla sede centrale per interagire con dipendenti e dirigenti scontenti.
Conat ha sviluppato un modello di leadership che ha costantemente fornito valore agli azionisti e incrementato il coinvolgimento dei dipendenti, facendogli guadagnare il ‘Great Workplace Award’ dell’organizzazione Gallup.
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Foto di Matt Buchanan tramite Wikimedia