Mercoledì l’Invesco DB US Dollar Index Bullish Fund (NYSE:UUP) si è apprezzato dello 0,1% poiché il valore del dollaro si è portato allo stesso livello dell’euro per la prima volta in quasi 20 anni.
L’inflazione la fa da padrone
La notizia di mercoledì secondo cui a giugno l’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è aumentato del 9,1% su base annua ha fatto crollare sia l’SPDR S&P 500 ETF Trust (NYSE:SPY) che il Vanguard European Stock Index Fund ETF (NYSE:VGK); tuttavia il dollaro USA è rimasto indenne, salendo ai massimi ventennali rispetto a un paniere di valute internazionali.
Sebbene l’inflazione quest’anno abbia ridotto il potere d’acquisto di molti americani, il dollaro rimane lo standard di riferimento tra le valute internazionali in un contesto altamente inflazionistico; attualmente il fondo UUP è in rialzo del 12,5% da inizio anno.
Quest’anno il dollaro non sta solo sovraperformando le altre valute, ma sta facendo mangiare la polvere anche a noti hedge contro l’inflazione come Bitcoin (CRYPTO:BTC) e oro; l’SPDR Gold Trust (NYSE:GLD) è in calo del 5,6% da inizio anno, mentre il prezzo di Bitcoin è crollato del 59%.
Come muoversi
Per gli investitori azionari, il co-fondatore di DataTrek Research Nicholas Colas mercoledì ha dichiarato che il dollaro forte è un fatto da monitorare in vista della stagione degli utili del secondo trimestre.
“La recente crescita del dollaro è un problema sia per le azioni e le economie dei mercati emergenti, sia per i settori azionari statunitensi con alti livelli di ricavi offshore; il settore tech è in cima a questa lista, con il 58% delle vendite offshore”, ha affermato Colas.
Se Colas ha ragione, gli investitori dovrebbero evitare l’iShares MSCI Emerging Markets ETF (NYSE:EEM) e il Technology Select Sector SPDR Fund (NYSE:XLK) mentre le società riporteranno gli utili del secondo trimestre nelle prossime settimane.
Il punto di vista di Benzinga
L’inasprimento monetario deciso quest’anno dalla Federal Reserve ha reso il dollaro più attraente per gli investitori rispetto all’euro; i tassi di interesse statunitensi dovrebbero avvicinarsi al 3% entro la fine dell’anno, mentre restano vicini allo zero in Europa, con il Vecchio Continente che vede profilarsi all’orizzonte una possibile crisi energetica.
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