Il petrolio potrebbe recuperare più terreno delle azioni?

Nicholas Colas di DataTrek Research avverte gli investitori che l’oro nero potrebbe avere maggiore upside a breve termine rispetto ai titoli azionari

Il petrolio potrebbe recuperare più terreno delle azioni?
3' di lettura

L’anno scorso l’SPDR S&P 500 ETF Trust (NYSE:SPY) è stato incandescente e i titoli di energie alternative sono stati fra quelli con le migliori performance. Nicholas Colas, co-fondatore di DataTrek Research, giovedì ha dichiarato che gli investitori non dovrebbero affrettarsi a rimuovere il petrolio dal proprio orizzonte di investimento, e alcune prove suggeriscono che a questo punto i prezzi del greggio potrebbero avere un maggiore rialzo a breve termine rispetto ai prezzi delle azioni.

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Non escludere i combustibili fossili: nella newsletter quotidiana di DataTrek, Colas ha affermato di non essere scettico sull’opportunità di crescita a lungo termine per l’energia alternativa, ma ha affermato che gli investitori dovrebbero comprendere il ruolo considerevole che avranno i combustibili fossili nella ripresa economica globale nel 2021 e 2022.

“Siamo assolutamente consapevoli che il mondo si sta muovendo verso la decarbonizzazione, ma rimaniamo scettici sul fatto che ciò accadrà rapidamente”, ha detto Colas.

In effetti, l’analista ha sottolineato che l’Energy Information Agency prevede che entro i prossimi 18 mesi la produzione e il consumo di combustibili liquidi torneranno ai livelli pre-pandemia.

Nell’ultimo anno i prezzi del petrolio greggio WTI sono aumentati di quasi il 200% a oltre 59 dollari al barile, ma Colas ha affermato che il greggio sembra ancora a buon mercato rispetto all’S&P 500.

I numeri: guardando indietro a un grafico a lungo termine sul rapporto fra S&P 500 e petrolio greggio dal 1970, possiamo vedere che i precedenti picchi di 80 volte il ratio, nel 1999 e nel 2020, hanno costituito eccellenti opportunità per andare long sul petrolio e short sulle azioni; i precedenti minimi sotto le 15 volte alla fine degli anni ’70, all’inizio degli anni ’80 e nel periodo 2010-2011 sono state ottime occasioni per andare short sul petrolio e long sulle azioni.

Oggi, il rapporto S&P 500/petrolio è di 64 volte, ancora due deviazioni standard al di sopra del livello medio dal 2010 al 2019; secondo quanto afferma Colas, l’elevato rapporto implica che nel breve termine c’è maggior rialzo per i prezzi del petrolio che per quelli delle azioni.

“Anche se si presume che gli anni ’20 saranno una ‘nuova normalità’ per i prezzi del greggio, con il rapporto medio aumentato di 1 intera deviazione standard, un ratio sostenibile sarebbe ancora di 46 volte (vecchia media 30, vecchia deviazione standard 16)”, ha detto Colas.

Anche questa valutazione conservativa da ‘nuova normalità’, con un rapporto S&P 500/petrolio di 46 volte, implica un target price a breve termine sul greggio di 87 dollari al barile, quasi il 40% in più rispetto al suo prezzo attuale.

Colas ha affermato che il potenziale rialzo del prezzo del petrolio indica un upside anche per i titoli energetici.

Il punto di vista di Benzinga: finora la previsione di Colas sulla sovraperformance dei titoli energetici nel 2021 si è rivelata azzeccata: da inizio anno l’Energy Select Sector SPDR Fund (NYSE:XLE) è cresciuto del 30,2%, rispetto a un guadagno del 6,6% per l’S&P 500.