Ecco 5 cose da sapere sui Pandora Papers

I Pandora Papers mettono il luce il modo in cui nascondono il loro denaro diverse personalità multimiliardarie

Ecco 5 cose da sapere sui Pandora Papers
4' di lettura

Durante il fine settimana il Consorzio Internazionale dei giornalisti investigativi (ICIJ) ha iniziato a distribuire ad alcuni media selezionati ben 11,9 milioni di documenti trapelati in cui vengono indicate in modo dettagliato transazioni finanziarie segrete che coinvolgono leader mondiali, leader aziendali e celebrità; i documenti, noti collettivamente come Pandora Papers, evidenziano fino a 32.000 miliardi di dollari nascosti alla tassazione attraverso entità offshore, società di comodo e trust.

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I dati dei Pandora Papers sono stati sgraffignati da 14 fornitori di servizi offshore; l’ICIJ non ha rivelato le fonti dei documenti trapelati, definiti dall’organizzazione come “la maggior indagine nella storia del giornalismo, che espone un sistema finanziario ombra che avvantaggia i più ricchi e potenti del mondo”. La stessa organizzazione è stata responsabile dell’analoga fuga di notizie dei Panama Papers nel 2016.

Invece di invitare i nostri lettori a vagliare 11,9 milioni di documenti, pari a 2,9 terabyte di dati, ecco cinque punti salienti dei Pandora Papers che meritano particolare attenzione.

1. Chi c’è sotto i riflettori?

Nei documenti trapelati non è stato ancora identificato nessun cittadino statunitense, sebbene la lista internazionale dei nomi sia alquanto straordinaria con ben tre monarchi regnanti: il re Abdullah II di Giordania, l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani del Qatar e lo sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum di Dubai, oltre all’ex re di Spagna Juan Carlos I, alla principessa Lalla Hasna del Marocco e allo sceicco Khalifa bin Salman Al Khalifa del Bahrain.

Fra gli attuali leader di governo nominati nei Pandora Papers, vi sono il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il primo ministro libanese Najib Mikati, oltre all’ex primo ministro britannico Tony Blair e alla moglie Cherie Blair.

Al di fuori della politica, i nomi più noti emersi da questa mole di dati sono gli artisti Julio Iglesias, Elton John, Shakira e Ringo Starr.

2. Perché tutto questo parlare del South Dakota?

Una delle rivelazioni più sorprendenti dei Pandora Papers riguarda l’uso del South Dakota come destinazione offshore da parte delle persone più ricche al mondo per nascondere i propri soldi.

“Anno dopo anno, i legislatori statali in South Dakota hanno approvato delle leggi redatte da insider del settore dei trust, fornendo sempre più protezioni e altri vantaggi per i clienti di trust negli Stati Uniti e all’estero”, ha dichiarato l’ICIJ; “negli ultimi dieci anni gli asset dei clienti nei trust del South Dakota sono più che quadruplicati, raggiungendo i 360 miliardi di dollari”.

Nel report, anche la Florida e il Nevada vengono indicati come paradisi fiscali con sede negli Stati Uniti; tuttavia, il Washington Post – uno dei media partner che ha partecipato all’inchiesta – ha osservato che il South Dakota “ora rivaleggia con giurisdizioni notoriamente opache in Europa e nei Caraibi in termini di segretezza finanziaria”.

3. Cosa implica tutto questo per l’amministrazione Biden?

I Pandora Papers rappresentano una sfida inaspettata per il presidente USA Joe Biden, che a giugno ha pubblicato il suo “Memorandum sull’istituzione della lotta alla corruzione come interesse fondamentale per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”.

“Quando i governanti rubano ai cittadini delle loro nazioni o gli oligarchi si fanno beffe dello stato di diritto, la crescita economica rallenta, la disuguaglianza si amplia e la fiducia nei governi crolla”, afferma il memorandum, aggiungendo che “la corruzione minaccia la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, l’equità economica, gli sforzi globali contro la povertà e a favore dello sviluppo, e la stessa democrazia. Ma prevenendo e contrastando efficacemente la corruzione e dimostrando i vantaggi di una governance trasparente e responsabile, possiamo garantire un vantaggio fondamentale per gli Stati Uniti e le altre democrazie”.

Tuttavia, l’amministrazione Biden deve ancora rispondere alla pubblicazione dei Pandora Papers e non è chiaro quale azione immediata possa intraprendere, poiché le leggi statali di South Dakota, Florida e Nevada che incoraggiano i servizi finanziari offshore sono in vigore da diversi anni e non sono mai state messe in discussione dal Dipartimento di Giustizia USA.

4. I Papers avranno un impatto sulle economie globali?

In larga misura non ce l’avranno: nessun attuale capo di stato all’interno delle principali economie occidentali e della costa del Pacifico viene nominato nei Pandora Papers; Roberto Campos Neto, presidente della Banca Centrale del Brasile, è stato identificato nei Papers, ma gli manca l’influenza del suo omologo statunitense Jerome Powell.

5. Le conseguenze per i mercati finanziari

I più importanti dirigenti aziendali nominati nei Pandora Papers sono Masayoshi Son, fondatore e CEO di SoftBank Group Corp. (OTC:SFTBY) e Anil Ambani, fondatore e presidente dell’azienda indiana Reliance Group; nessuno dei due ha rilasciato un commento pubblico sulle rivelazioni.

Ma dal momento che nei Pandora Papers non è menzionato nessun dirigente di un’azienda quotata negli Stati Uniti, oggi questa situazione ha prodotto un impatto nullo sui mercati azionari del NYSE e del NASDAQ. Per i trader che si chiedono cosa riguardi questo trambusto, tutto ciò che possiamo dire è di accettare un consiglio proveniente dai meme di ispirazione anglosassone: keep calm and carry on (mantenete la calma e andate avanti).

Foto: Paperon de’ Paperoni, un miliardario non nominato nei Pandora Papers, per gentile concessione della Disney.