Il lato oscuro della raccolta dati di OpenAI attraverso ChatGPT

La denuncia di 157 pagine accusa OpenAI di aver segretamente raccolto 300 miliardi di parole da internet attraverso ChatGPT senza consenso

Il lato oscuro della raccolta dati di OpenAI attraverso ChatGPT
2' di lettura

La rivelazione forse non è così sorprendente; di recente è stata presentata una denuncia che accusa il popolare modello di intelligenza artificiale di OpenAI, ChatGPT, di utilizzare le informazioni personali dei consumatori per migliorare i propri processi.

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Cosa è successo

La denuncia collettiva contro OpenAI, creatore di ChatGPT, è per aver condotto un’operazione clandestina raccogliendo “vaste quantità” di informazioni personali dal web senza consenso, inclusi libri, articoli, siti web con scopo di lucro in violazione delle leggi sulla privacy, come riportato da Bloomberg.

La causa arriva solo pochi mesi dopo il lancio della funzione “modalità incognito” guidata da Sam Altman per garantire che il chatbot eviti di salvare le conversazioni degli utenti o di sfruttarli per migliorare le capacità dell’intelligenza artificiale. 

Cosa afferma la causa

I documenti della causa lunga 157 pagine accusano OpenAI di aver raccolto segretamente 300 miliardi di parole da internet, inclusi dati personali ottenuti senza consenso. 

I querelanti, rappresentati dallo Studio Legale Clarkson, sostengono che OpenAI abbia violato le leggi sulla privacy impegnandosi in quello che descrivono come “furto” invece di seguire i protocolli stabiliti per l’acquisto e l’uso delle informazioni personali. 

La causa stima danni potenziali pari a 3 miliardi di dollari, citando il danno causato a milioni di individui colpiti dalle presunte azioni di OpenAI. Anche Microsoft Corporation (NASDAQ:MSFT) sarà imputato nella battaglia legale. 

Perché è importante

Il continuo sviluppo della tecnologia AI ha portato all’intensificarsi delle preoccupazioni riguardanti l’utilizzo dei dati degli utenti per migliorare i modelli di intelligenza artificiale. All’inizio di quest’anno, l’amministrazione Biden ha accennato a un attento scrutinio della gestione di grandi quantità di dati degli utenti.

Nel marzo 2023, l’Italia è diventata il primo paese occidentale a vietare ChatGPT. Successivamente, il paese ha permesso a OpenAI di riprendere il servizio, seppur ad alcune condizioni, tra cui il diritto degli utenti di opporsi al trattamento dei dati.