3,8 milioni di lavoratori italiani minacciati dall’intelligenza artificiale

Tra crescita esponenziale e sfide emergenti, l'Intelligenza Artificiale scuote il panorama lavorativo italiano: opportunità e preoccupazioni.

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La rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale (IA) potrebbe portare alla perdita di 3,8 milioni di posti di lavoro, ma se gestita correttamente, potrebbe anche sprigionare una nuova era di creatività.

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Cosa è successo

Soliano afferma che l’IA Act, che il Parlamento dell’UE sta per approvare, è un passo “nella direzione giusta”.

È fondamentale stabilire regole chiare e informare i cittadini sui rischi e le opportunità dell’IA. Tuttavia, Soliano ha espresso preoccupazione per il fatto che l’Europa è brava a stabilire le regole, ma non a sviluppare gli strumenti necessari.

L’Europa spesso impone restrizioni alle proprie produzioni, ma poi importa prodotti da paesi che non rispettano queste regole. Soliano ha espresso dubbi sulla credibilità dell’Europa a livello internazionale su questi temi.

Nonostante queste preoccupazioni, Soliano riconosce che l’IA ha un potenziale enormemente positivo in certi aspetti, ma avverte che, come tutti gli strumenti, bisogna fare attenzione perché può diventare un’arma a doppio taglio.

Perché è importante

Il mercato dell’IA in Italia è cresciuto del 52% nel 2023, raggiungendo un valore di 760 milioni di euro. Sei grandi imprese italiane su dieci hanno già avviato un progetto di IA, rispetto al 18% delle Piccole e medie imprese.

L’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano prevede che nei prossimi dieci anni le macchine potrebbero svolgere il lavoro di 3,8 milioni di persone solo in Italia.

La crescita del mercato dell’IA è stata guidata principalmente dagli investimenti in soluzioni di analisi e interpretazione testi per ricerca semantica, di classificazione, sintesi e spiegazione di documenti o agenti conversazionali tradizionali. I progetti di intelligenza artificiale generativa, invece, rappresentano solo il 5% del totale.