Il livello di massima crescita è un punto di osservazione ottimale per rifiatare e ribilanciare i portafogli. Secondo Erik Knutzen (Neuberger Berman) potrebbe esserci una correzione ma ci saranno picchi di mercato più alti da raggiungere
Le stime per il primo trimestre di quest’anno indicano una crescita dell’economia americana a un tasso annualizzato del 6,4%, dopo il 33,4% e il 4,3% degli ultimi due trimestri del 2020. Il Markit Composite Purchasing Managers Index (PMI) USA, il principale indicatore economico statunitense che si basa su indagini condotte mensilmente su un gruppo di aziende accuratamente selezionate, si attesta a quota 62,2 punti, che equivale al ritmo di espansione più elevato registrato dal 2009.
LE MEDIE STORICHE FORNISCONO INDICAZIONI POCO UTILI
Goldman Sachs ha osservato che negli ultimi 50 anni il punto di massima crescita toccato dagli indici PMI è stato seguito da uno, tre, sei e dodici mesi di rendimenti azionari globali spesso negativi e, in media, vicini allo zero. “I dati storici e, in particolare, le medie storiche, rischiano tuttavia di fornire indicazioni poco utili dal momento che, in alcuni di questi periodi esaminati, i rendimenti sono risultati non soltanto positivi ma a doppia cifra”, tiene a precisare Erik Knutzen, Chief Investment Officer – Multi-Asset Class di Neuberger Berman. Il manager, analizzando i dati in termini assoluti, invece che i tassi di crescita, nota per esempio che non ci troviamo in presenza dell’esuberanza di fine ciclo che potrebbe essere il segnale per allontanarsi rapidamente dalle esposizioni in asset rischiosi. Al contrario scorge i connotati di una ripresa rapida dopo uno shock radicale e insolito…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.