Anni di rapida crescita del Pil non si sono tradotti in profitti per le imprese. Ora, una strategia di crescita più disciplinata e basata sulla qualità può innescare, sul lungo periodo, un aumento degli utili
Crisi immobiliare, debito crescente, invecchiamento della popolazione e sovrapproduzione industriale. Sono i fattori che hanno portato il Giappone ad un prolungato declino dopo il boom degli anni ottanta. Gli stessi fattori che deve affrontare oggi la Cina. Si stima che il debito di Pechino, includendo anche gli strumenti di indebitamento locali (LGFV), abbia raggiunto nel 2023 la soglia del 117% del Pil rappresentando un freno per gli investimenti e la crescita. Il tasso di natalità cinese è ai suoi minimi decennali, l’urbanizzazione è ferma e la popolazione sta invecchiando velocemente: a soffrirne sono i consumi che contribuiscono a una pressione deflazionistica persistente. Inoltre la sovrapproduzione e una domanda domestica in affanno, aumentano la competizione e riducono i margini di profitto aziendali.
DIVERSI MODI PER EVITARE IL DESTINO DEL GIAPPONE
“La Cina ha diversi modi per evitare il destino del Giappone. Avendo un debito pubblico all’88% del PIL, ben diverso dal 230% del Giappone, non ha necessariamente bisogno di tassi molto bassi per finanziare il suo debito. Le passività delle LGFV possono essere ristrutturate e le amministrazioni locali possono sostenere le obbligazioni sfruttando tanti asset , dalle utility alle infrastrutture” fa saper Ji Shi, Active Equities Portfolio Manager di L&G. Che segnala, inoltre, come, sempre più spesso, molte province stiano rivedendo, per la prima volta dopo decenni, le tariffe dei servizi di base come acqua, elettricità e trasporti…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.