Il 2025 si sta rivelando come un anno d’oro per la Borsa Italiana. L’indice FTSE MIB ha guadagnato circa il 22%, raggiungendo livelli che non si vedevano dai tempi della crisi finanziaria del 2007-2008. Questa sovraperformance, che supera lo Stoxx 600 di circa l’8%, è stata spinta in particolare dai titoli bancari e della difesa, con Unicredit a +70% e Leonardo a +90%. Ma in un mercato che sembra aver recuperato anni di stagnazione, la domanda cruciale per gli investitori rimane: le azioni italiane sono ancora convenienti, o il rally ha esaurito la sua corsa?
Cosa è successo
Diversi fattori stanno spingendo gli investitori verso le azioni italiane. A livello macroeconomico, nonostante un decennio di crescita stagnante e il secondo debito pubblico più alto in Europa, emergono segnali positivi. L’Italia prevede di mantenere il deficit vicino ai parametri europei e il debito stabile, con il sostegno del fondo europeo per la ripresa fino al 2026.
Il vero punto di forza, tuttavia, è la stabilità politica. Il governo guidato da Giorgia Meloni gode di una solida maggioranza e della fiducia dei mercati internazionali. Lo dimostra lo spread BTP-Bund, stabilmente sotto i 100 punti base, un minimo dal 2010.
Questo contrasta nettamente con le turbolenze politiche in paesi come la Francia, dove gli asset transalpini sono sotto pressione. A conferma di questo clima favorevole, S&P Global ha migliorato il rating dell’Italia, citando il calo del deficit, la forza dell’export, l’alto tasso di risparmio e l’impegno della BCE nel contenere l’inflazione.
Nonostante il rally, Piazza Affari mantiene un certo appeal in termini di valutazioni. Attualmente, le azioni italiane sono scambiate con uno sconto del 34% rispetto alle azioni globali (dati LSEG Datastream). Sebbene sia inferiore al 50% del 2023 (che rappresentava il massimo sconto in 35 anni), è ancora un differenziale significativo, superiore al 13% del 2020 e al 19% della Francia in crisi.
Perché è importante
La rinascita del FTSE MIB non è solo una notizia per gli speculatori, ma un indicatore significativo della rinnovata fiducia degli investitori nell’economia italiana. La stabilità politica è emersa come un catalizzatore chiave, offrendo un premio in un contesto europeo spesso volatile. L’upgrade del rating da parte di S&P Global convalida questa percezione e può attrarre ulteriori capitali.
Tuttavia, il dibattito sulle valutazioni è aperto. Emmanuel Cau di Barclays attribuisce la convenienza residua alle “preoccupazioni per gli squilibri strutturali e la mancanza di riforme”, mentre Evelyne Gomez-Liechti di Mizuho International esprime cautela sulla crescita futura. D’altro canto, Algebris Investments si mostra ottimista sulla “ripresa degli utili industriali” fino al 2026.
In questo scenario, Deutsche Bank ha individuato alcune opportunità nel settore bancario. Ha avviato la copertura su Banca MPS con un rating “buy” e un target price di 9,20 euro, sottolineando il suo “sconto significativo” e il forte capitale, oltre alla mossa strategica dell’acquisizione di Mediobanca. Anche Banca Generali ha ricevuto un rating “buy” con un target price di 61 euro, grazie alla sua sensibilità ai tassi, alle iniziative strategiche e ai benefici del consolidamento.
Per gli investitori, il mercato italiano offre un mix intrigante di fattori macro positivi, valutazioni ancora attraenti e opportunità specifiche in settori chiave. Sarà fondamentale bilanciare l’ottimismo con una prudente analisi dei fondamentali per navigare questa fase di crescita.
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