Nuovo capitolo per Iveco Group: il controllo passa a Tata Motors, mentre la business unit difesa finisce a Leonardo. Un’acquisizione di rilievo che promette crescita a livello globale, ma le sigle sindacali chiedono trasparenza e confronto. Il governo ribadisce la vigilanza su occupazione e asset strategici.
Cosa è successo
Iveco Group è stata venduta al gigante indiano Tata Motors per un corrispettivo totale di circa 3,8 miliardi di euro (escluse le attività di difesa e i relativi proventi, che passano a Leonardo). L’operazione prevede l’unione dei due gruppi nel segmento dei veicoli commerciali, creando un player con vendite oltre le 540.000 unità l’anno e ricavi combinati intorno ai 22 miliardi di euro, distribuiti principalmente tra Europa, India e Americhe. Il gruppo avrà così una presenza significativa anche nei mercati emergenti di Asia e Africa, con portafogli prodotti e capacità industriali altamente complementari e senza sovrapposizioni operative rilevanti.
La sede principale di Iveco resterà a Torino, nessun sito produttivo verrà chiuso o delocalizzato e non è prevista alcuna riduzione della forza lavoro—sono questi i punti chiave della nota congiunta diffusa da Tata e Iveco, che promettono anche opportunità di crescita, formazione e sviluppo di carriera per tutto il personale.
Quotata a New York e a Milano, Iveco vanta circa 36.000 dipendenti, 19 siti industriali nel mondo e 30 centri di ricerca, operando in vari segmenti tra veicoli commerciali, soluzioni speciali e propulsori. Il Consiglio di Amministrazione, con il supporto irrevocabile di Exor (azionista principale, con il 27% del capitale e il 43% dei diritti di voto), ha raccomandato l’adesione all’offerta di Tata, che mira a ottenere il 100% delle azioni per poi procedere al delisting da Euronext Milano.
Gli asset della difesa, tra cui Idv e Astra, vengono ceduti a Leonardo, consolidando così un polo nazionale nel comparto.
Perché è importante
L’operazione segna una svolta per l’industria italiana dei veicoli, con prospettive di espansione internazionale e sinergie fra due grandi gruppi senza sovrapposizioni industriali. Governo e azienda ribadiscono la piena tutela di siti produttivi e posti di lavoro, sottolineando che l’accordo valorizza le tecnologie italiane e rafforza il legame economico-industriale tra Italia e India.
Secondo Palazzo Chigi, la presenza di Tata rappresenta un “riconoscimento del valore delle tecnologie italiane”, aggiungendo che verrà seguito con attenzione ogni sviluppo per la salvaguardia dell’occupazione diretta, dell’indotto e degli asset strategici, in piena cooperazione con tutte le parti coinvolte.
Sul fronte sindacale, però, prevale la prudenza: Fiom-Cgil parla di una scelta “gravissima”, evidenziando la mancanza di confronto preventivo e chiedendo garanzie sulla salvaguardia occupazionale. Fismic-Confsal ritiene fondamentale non abbassare la guardia: il futuro di oltre 13.000 lavoratori in Italia passa ora per un confronto trasparente tra azienda, governo e parti sociali, soprattutto in un momento di transizione energetica, competizione globale e rapidi cambiamenti.
L’operazione apre una nuova fase per Iveco e per tutta la filiera nazionale dei veicoli industriali, in cui rimangono centrali i temi della crescita, dell’innovazione e della tutela del lavoro in Italia nell’ambito di una sfida sempre più globale.
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Foto: Tero Vesalainen via Shutterstock