Il mondo automotive corre sempre più spedito verso l’elettrico. Ridurre l’impatto ambientale delle automobili è diventata una priorità per affrontare al meglio la crisi climatica che interessa tutto il mondo e le nuove normative vanno in questa direzione. I produttori, quindi, sono chiamati ad adattarsi a queste nuove sfide per sopravvivere sul mercato, mentre i consumatori cercano di districarsi all’interno di un’offerta molto articolata. Le automobili elettriche rimangono ancora mediamente più costose, ma gli automobilisti possono cogliere alcune opportunità di risparmio, come quelle offerte dal web. Grazie a una piattaforma come Ovoko, per esempio, i costi di una riparazione o della sostituzione di una parte del veicolo possono essere contenuti in maniera significativa. Il catalogo di Ovoko è interamente dedicato all’usato di tutti i marchi, fra cui i ricambi Mercedes, e la qualità del servizio fa il resto. In questo articolo, invece, vediamo cosa aspettarci dal futuro delle auto elettriche.
La Brexit e il cambio di normativa
L’allarme è stato lanciato recentemente dall’Associazione Europea dei Costruttori di Autoveicoli (ACEA) e dai produttori di automobili da entrambi i lati della Manica: le nuove regole commerciali fissate dopo la Brexit che riguardano il mercato dei veicoli elettrici potrebbero costare alle case automobilistiche europee circa 3,75 miliardi di sterline nei prossimi anni, secondo quanto calcolato da un’associazione di settore. L’ACEA, inoltre, ha stimato il pericolo che le nuove misure possano condurre a una contrazione della produzione nelle fabbriche dell’Unione Europea, con quasi mezzo milione di veicoli in meno. Le normative a cui si riferiscono questi calcoli sono quelle che riguardano la fase di produzione: le nuove regole, infatti, sono state scritte per garantire che le auto elettriche prodotte nell’Unione Europea siano composte in larga parte da parti di origine locale, anche per cercare una contrazione dei prezzi che favorirebbe i consumatori: ma sarà davvero così?
Secondo alcuni esperti, il pericolo è che si tratti di un autogol
Da gennaio sono entrate in vigore le nuove regole che si applicano alle auto che attraversano la Manica e che sono state stabilite da un accordo tra Regno Unito e Unione Europea stipulato dopo la Brexit. In estrema sintesi, viene stabilito che le auto elettriche debbano avere batterie prodotte nel Regno Unito o nell’Unione Europea, mentre per quelle che non riescono a soddisfare questo criterio verrà imposta una tariffa del 10% per il trasporto attraverso la Manica in entrambe le direzioni, quindi dall’Europa verso il Regno Unito e dal Regno Unito verso l’Europa. Questo accordo era stato pensato per limitare le importazioni, ma la produzione di batterie in Europa non è cresciuta come ci si aspettava e i costruttori automobilistici, oggi, appaiono in difficoltà.
Le nuove sfide del 2024: prospettive e preoccupazione
Tutto questo, inevitabilmente, rappresenta un problema serio per tutti i produttori europei. Il Regno Unito, infatti, è uno dei mercati di esportazione più grandi: solamente l’anno scorso nei porti del Regno Unito è arrivato oltre un milione di veicoli. Ma sono tante anche le auto costruite nel Regno Unito che vengono trasportate verso l’Unione Europea. Le nuove regole, che come abbiamo visto impongono tariffe elevate, potrebbero far salire i costi di produzione delle auto elettriche, con potenziali ricadute sui prezzi di vendita. Per questo motivo, l’ACEA si sta rivolgendo con insistenza alla Commissione Europea, chiedendo un rinvio di tre anni dell’entrata in vigore delle nuove regole. Luca De Meo, CEO di Renault e presidente ACEA, ha recentemente espresso grande preoccupazione, sostenendo che l’aumento dei prezzi dei veicoli elettrici per i consumatori sia un favore per la concorrenza, che in questo momento è molto serrata e che potrebbe facilmente accaparrarsi quote di mercato a scapito dei produttori europei.
Cosa potrebbe accadere ora?
Per far slittare le regole, come richiesto, occorrerebbe un nuovo accordo tra Regno Unito e Unione Europea, ma se da Londra filtra un certo ottimismo riguardo la possibilità di una nuova negoziazione, Bruxelles sostiene che non bisognerebbe intervenire nuovamente su accordi già stipulati. La visione della Commissione Europea, infatti, è diversa: con il cambio nelle relazioni commerciali tra Regno Unito e Unione Europea provocato dalla Brexit, questo accordo è nato dall’urgenza di concordare un equilibrio fra i rispettivi impegni e, nello specifico, per provare a intensificare e potenziare la produzione di batterie anche nell’Unione Europea. Dall’ACEA, però, traspare una certa insoddisfazione: l’UE è accusata di ritrosia nel negoziare su tematiche legate alla Brexit.