Soldi e successo professionale possono fare la felicità? Forse. Di certo non sono la chiave per garantirsi relazioni sentimentali appaganti. Uno studio rivela che le persone benestanti spesso mostrano una minore inclinazione nel manifestare flessibilità ed empatia nelle relazioni con gli altri, rispetto a coloro che hanno meno possibilità economiche (Brienza JP, Grossmann I, Social class and wise reasoning about interpersonal conflicts across regions, persons and situations).
Dunque, sembra che il denaro e il successo nel lavoro, abbiano poco a che vedere con la capacità di creare relazioni sane e durature. Ma cosa rende molti uomini affermati professionalmente, come manager ed imprenditori, a essere così carenti nei rapporti d’amore?
“Troppe persone stentano a credere che individui di grande successo professionale possano incontrare difficoltà nelle relazioni umane. L’errore comune risiede nell’associazione automatica tra denaro e legami interpersonali – afferma Francesco Ranieri, fondatoredi Beloved ed esperto in relazioni maschili, conosciuto come il The Hitch Italiano – Le cause di tali difficoltà sono complesse e intime. Molte storie di imprenditori e manager che ho incontrato avevano un comune denominatore: esperienze di abbandono familiare vissute durante l’infanzia. Questi eventi traumatici possono attivare meccanismi di autodifesa, con la convinzione che chiudersi emotivamente possa ridurre il potenziale dolore di un futuro abbandono. La paura di essere rifiutato, in alcuni casi, raggiunge livelli tali da ostacolare la costruzione di relazioni profonde, spingendo verso interazioni superficiali e apparentemente prive di valore umano, che aggravano un senso di vuoto interiore. Al contrario, alcune persone tendono a donare sempre di più, sia in termini personali e sia materiali, nel tentativo di creare legami solidi, senza rendersi conto del rischio di essere sfruttati a causa della loro disponibilità e bontà d’animo”. Emerge chiaramente che l’amore, specialmente quello ricevuto in famiglia durante l’infanzia, costituisce il fondamento su cui si costruiscono e si sviluppano le relazioni adulte. Le sfide interpersonali possono trovare radici proprio in contesti familiari critici e poco accoglienti.
“Le dinamiche conflittuali tra i genitori, spesso si riflettono in due sottostanti modelli di comportamento, in particolare nel rapporto con la madre – prosegue Ranieri – una donna incapace di mostrare affetto verso suo figlio e costantemente critica, può instillare problemi relazionali. La mancanza di apprezzamenti e i costanti giudizi possono erodere la fiducia in sé stessi e spingere a cercare costantemente l’approvazione altrui. Al contrario, tante madri commettono l’errore di preoccuparsi costantemente interferendo sistematicamente nelle scelte dei figli. Questo comportamento può rendere il bambino incapace di prendere decisioni autonome, influenzando negativamente le sue relazioni, comprese quelle future, portandolo a percepire le donne più come ‘madri’ che come possibili partner affettivi.”
Le principali sfide relazionali di molti uomini di successo si esplicitano infatti proprio nel rapporto con le donne. La mancanza di abilità nell’interazione e nell’approccio consapevole svolge un ruolo determinante in questa dinamica. “L’errore comune è non comprendere l’evoluzione della donna nel tempo – sottolinea Ranieri – oggi non si ha più bisogno dell’uomo per status sociale o sostentamento economico. Le tradizionali dinamiche di lavoro, casa e posizione sociale, stanno subendo una rivoluzione. Per stabilire una relazione sana con una donna è necessario essere proattivi e disposti a condividere la vita e l’amore, cercando continuamente di rinnovare la connessione. La donna moderna è indipendente e cerca una relazione basata sulla complicità, l’empatia e la coerenza. Che un uomo abbia una carriera solida, una casa lussuosa o un’auto di lusso, ha poca importanza, poiché la donna di oggi è perfettamente in grado di raggiungere tutto ciò da sola, senza dover dipendere da nessuno”.
Il ruolo delle donne, così come quello della società nel suo complesso, stanno subendo una profonda evoluzione. La tecnologia ci ha resi iperconnessi, consentendoci di interagire con persone provenienti da tutto il mondo in qualsiasi momento. Tuttavia, questa interconnessione non sempre si traduce in relazioni significative. “Non è mai stato così facile comunicare come lo è oggi, eppure non ci parliamo. La tecnologia ci ha resi pigri nelle relazioni. Ha contribuito a generare un senso di apatia che spinge a chiudersi in casa, rendendo difficile creare nuove connessioni e rinnovare le nostre conoscenze, specialmente quando si è più adulti. Nonostante viviamo in città con milioni di persone, la solitudine minaccia di sopraffarci. Gli uomini devono prendere consapevolezza dei cambiamenti sociali in atto e lavorare sui loro blocchi emotivi. Lavorando su questi ultimi, oltre al ‘successo’ professionale, possono raggiungere anche quello personale e affettivo”, conclude l’esperto.