Quasi due settimane fa, l’Italia è diventata il primo paese occidentale a vietare ChatGPT, ma le cose potrebbero presto cambiare, a condizione che OpenAI soddisfi alcune richieste.
Cosa è successo
Mercoledì, l’agenzia italiana per la protezione dei dati ha emesso una serie di requisiti che OpenAI deve soddisfare entro il 30 aprile.
Queste richieste mirano a rispondere alle preoccupazioni dell’agenzia riguardo a ChatGPT, il chatbot dell’azienda basato sull’intelligenza artificiale e a consentire al servizio di riprendere le operazioni nel Paese, ha riferito Reuters.
OpenAI, sostenuta da Microsoft Corporation (NASDAQ:MSFT), ha messo offline la sua tecnologia di chatbot basata sull’intelligenza artificiale dopo che il Garante per la privacy ha temporaneamente limitato il trattamento dei dati e ha iniziato a indagare su una sospetta violazione delle norme sulla privacy.
Il Garante per la privacy ha ora formulato una serie di richieste «concrete» e, se OpenAI le soddisferà in modo soddisfacente entro la fine di questo mese, ChatGPT diventerà accessibile in Italia.
OpenAI ha accolto con favore l’ultima mossa del Garante affermando che la società collaborerà con le autorità per assicurarsi che ChatGPT sia presto disponibile per gli utenti in Italia, osserva il rapporto.
L’Italia non è stato il primo paese in cui è stato bloccato: anche Cina, Iran, Corea del Nord e Russia hanno vietato ChatGPT.
Perché è importante
Per chi non lo sapesse, la tecnologia ChatGPT di OpenAI è stata salutata come la prossima grande invenzione dall’avvento di Internet. Il chatbot è in grado di emulare il linguaggio umano e gli stili di scrittura con notevole precisione.
Sebbene sia stato applaudito da vari magnati della tecnologia, tra cui Bill Gates, altri come Elon Musk e Steve Wozniak hanno firmato una «lettera aperta» chiedendo l’immediata sospensione delle sperimentazioni di intelligenza artificiale più potenti di GPT-4.