Il settore degli affitti brevi in Italia sta affrontando una fase di cambiamenti normativi significativi, con l’introduzione del Codice Identificativo Nazionale (CIN). Questo codice mira a regolare meglio il mercato e a contrastare l’abusivismo, ma l’adeguamento da parte dei proprietari procede lentamente.
Cosa è successo
Secondo i dati del Ministero del Turismo, solo il 51,66% delle strutture destinate ad affitti brevi è attualmente registrato con un CIN. Questo codice, obbligatorio dal settembre 2024, permette l’identificazione univoca delle proprietà destinate a locazioni turistiche. Tuttavia, l’obbligo di utilizzo effettivo del CIN è stato prorogato al 1° gennaio 2025 per uniformare la normativa su scala nazionale e consentire a proprietari e gestori di conformarsi senza incorrere in sanzioni immediate.
Il CIN sarà fondamentale per tutte le locazioni turistiche, anche non imprenditoriali, e verrà assegnato tramite la piattaforma telematica del Ministero del Turismo. La mancata esposizione del codice negli annunci, online e offline, comporterà sanzioni severe, da 500 a 8.000 euro. Gli immobili, inoltre, dovranno essere dotati di dispositivi di sicurezza come rilevatori di gas e monossido di carbonio.
La nuova regolamentazione prevede anche l’interoperabilità tra le banche dati regionali e quella nazionale, semplificando l’assegnazione e la gestione del CIN. Tuttavia, il ritmo di registrazione è stato giudicato insufficiente, portando il Ministero a posticipare la scadenza per evitare un’applicazione eccessivamente punitiva della normativa.
Perché è importante
L’introduzione del CIN rappresenta un passo verso una maggiore trasparenza e legalità nel mercato degli affitti brevi, un segmento in crescita ma spesso criticato per irregolarità. Questa misura mira a contrastare l’abusivismo e a garantire una concorrenza più equa, riducendo l’impatto negativo sul mercato degli affitti a lungo termine e sulle comunità locali.
L’obbligo del CIN si allinea con un regolamento europeo approvato di recente, che prevede una raccolta e condivisione sistematica dei dati tra autorità nazionali e piattaforme online. Questa direttiva contribuirà a standardizzare le normative e a migliorare la tracciabilità delle transazioni, favorendo un turismo più sostenibile.
Nonostante le critiche, soprattutto da parte di associazioni come Federalberghi, che ritengono le misure insufficienti per risolvere la concorrenza sleale, il governo punta a rafforzare il controllo sul settore. Tuttavia, permangono sfide pratiche, tra cui l’effettiva capacità di monitorare e applicare le nuove regole, soprattutto nei piccoli comuni o in aree con infrastrutture tecnologiche limitate.
Questi cambiamenti potrebbero avere un impatto significativo su locatori e turisti, influenzando i costi e l’accessibilità delle locazioni brevi, ma anche garantendo un mercato più trasparente e regolamentato.
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