La Financière de l’Èchiquier, in un commento di Clément Inbona, sottolinea la forza del club in allargamento in termini di produzione, ma una serie di fattori ne frenano la crescita nelle Borse
L’acronimo BRIC fu coniato nel 2001 per indicare il gruppo formato da Brasile, Russia, India e Cina, destinato, nel 21° secolo, a soppiantare il G7 in termini di ricchezza creata. Bisognerà attendere fino al 2009 perché emerga un’unione allo stato embrionale tra i quattro, raggiunti nel 2011 dal Sudafrica, diventata così BRICS. Il Club è eterogeneo sotto diversi profili: regime politico, livello di sviluppo, ambizioni sulla scena internazionale. Ma i suoi membri condividono l’obiettivo comune di formare un’alternativa attraente all’ordine mondiale ereditato dalla Seconda Guerra Mondiale e guidato dagli USA.
TRA OBIETTIVI, CONQUISTE E FALLIMENTI DEI BRICS
Nel suo “punto della settimana”, Clément Inbona, Fund manager di La Financière de l’Èchiquier. Passa in rassegna i punti di forza e debolezza di quelli che sono diventati i “BRICS+” in espansione, analizzando obiettivi, conquiste e fallimenti. Il Gruppo ha oggi superato il G7 in termini di PIL e rappresenta quasi metà della popolazione mondiale, e spesso più della metà della produzione e delle riserve mondiali di materie prime. Il Club, che ha dato vita a una banca di sviluppo dalle risorse limitate, la New Development Bank, si distingue soprattutto per la conferenza annuale, che somiglia a un forum, che nell’ultima edizione di fine ottobre si è tenuta a Kazan, in Russia…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.