Google, seconda causa antitrust negli Stati Uniti

Il colosso di Mountain View viene nuovamente accusato di predominio nel settore della ricerca online

Google, seconda causa antitrust negli Stati Uniti
2' di lettura

Una coalizione bipartisan di stati USA, guidata dal procuratore generale del Colorado, Phil Weiser, e da quello del Nebraska, Doug Peterson, si sta preparando a intentare una causa antitrust contro Google, consociata di Alphabet, Inc (NASDAQ:GOOG) (NASDAQ:GOOGL), per il suo predominio nel settore della ricerca online, secondo quanto riferisce Politico.

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Cosa è successo: da quanto emerge, la causa potrebbe essere intentata già giovedì; nella denuncia si afferma che Google ha modificato i design dei suoi motori di ricerca in modo da svantaggiare i concorrenti che offrono risultati di ricerca specifici.

Questa si differenzia dalla causa intentata a ottobre dal Dipartimento di Giustizia (DOJ) contro Google, le cui preoccupazioni in materia antitrust riguardavano i contratti esclusivi assegnati a produttori di smartphone, operatori e browser per dispositivi mobili affinché utilizzassero Google come motore di ricerca predefinito.

La nuova causa potrebbe essere presentata alla stessa corte federale di Washington del caso aperto dal Dipartimento di Giustizia, al fine di consolidare i due procedimenti; Amit Mehta, giudice del caso aperto dal DOJ, ha fissato un’udienza per il 18 dicembre per discuterne il programma.

Non è chiaro quali stati si uniranno alla nuova causa, ma alcuni di quelli che hanno firmato la causa avviata dal DOJ potrebbero scegliere di aderire anche a questa, come riporta Politico.

Perché è importante: Google sta contestando la causa aperta dal Dipartimento di Giustizia; il vicepresidente senior per gli affari legali della compagnia, Kent Walker, ha definito la causa “profondamente viziata”, aggiungendo che “le persone usano Google perché vogliono e non perché sono costrette a farlo”.

Le società di ricerca specializzate hanno a lungo criticato Google per aver asseritamente dato priorità ai suoi prodotti nei risultati di ricerca, spingendo i risultati delle aziende rivali in fondo alla pagina; queste ultime affermano di essere costrette ad acquistare un’inserzione per avere un posizionamento più elevato, oppure di doversi sacrificare perdendo traffico.

Google ha già affermato che la sua attività di ricerca è generalmente gratuita per gli utili e che pertanto non risulta dannosa come un tipico monopolio.

I colossi della Silicon Valley sono stati recentemente posti sotto osservazione, con una pletora di azioni legali contro di loro che presumevano un comportamento monopolistico; Facebook Inc (NASDAQ:FB) sta subendo dei procedimenti legali che potrebbero costringere il colosso dei social media a separarsi da WhatsApp e Instagram.

Movimento dei prezzi: martedì le azioni GOOG hanno chiuso in rialzo dello 0,44%, a 1.767,77 dollari.