Il debito dei mercati emergenti offre rendimenti attraenti in valute spesso deprezzate e presenta basse correlazioni con le principali asset class a reddito fisso mentre non è correlato alle azioni statunitensi
Le tensioni crescenti tra Cina ed Occidente (e, più in particolare, tra Washington e Pechino) e i cambiamenti strutturali nelle politiche economiche dei paesi sviluppati dopo la pandemia hanno determinato un nuovo contesto geopolitico ed economico che sta favorendo i mercati emergenti. In aggiunta, la politica economica nei mercati sviluppati sta attraversando una fase di grande transizione. Inoltre, mentre il ruolo delle banche centrali resta quello di forza stabilizzatrice dell’economia, a seguito del Covid lo strumento chiave di politica fiscale è diventata la spesa pubblica il cui incremento, sebbene possa essere mirato, determinerà un incremento delle spese in conto capitale e della domanda di risorse, entrambi fattori che avvantaggiano i produttori di materie prime quali sono le economie emergenti.
UN’INVERSIONE DI TENDENZA DEI FLUSSI MONETARI
Da tenere sotto osservazione le ripercussioni di questa politica fiscale accomodante sui flussi di capitali internazionali. E’ probabile che i governi fortemente indebitati siano costretti a stimolare, tramite incentivi fiscali, legislazioni e politiche di mercato ad hoc, lo smobilizzo del capitale nazionale, gran parte del quale è attualmente investito all’estero (in modo sproporzionato negli Stati Uniti). Una nuova dinamica capace di provocare un’inversione di tendenza in termini di flussi monetari che finora hanno sostenuto la sovraperformance dei prezzi delle attività statunitensi e la forza del dollaro USA…
Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge.com.